Maxi operazione a Roma per "associazione di stampo mafioso" con 37 arresti,
di cui 8 ai domiciliari, e sequestri di beni per 200 milioni. Un
"ramificato sistema corruttivo" in vista dell'assegnazione di appalti e
finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende
municipalizzate con interessi, in particolare, anche nella gestione dei
rifiuti, dei centri di accoglienza per gli stranieri e campi nomadi e
nella manutenzione del verde pubblico: è quanto emerso dalle indagini
del Ros che hanno portato alle misure restrittive e ai sequestri da
parte del Gico della Finanza. Le accuse vanno dall'associazione di tipo
mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false
fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri
reati. "Con questa operazione abbiamo risposto alla domanda se la mafia è
a Roma - ha spiegato il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone,
nel corso della conferenza stampa dopo la maxi-operazione - Nella
capitale non c'è un'unica organizzazione mafiosa a controllare la città
ma ce ne sono diverse. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo
chiamato 'Mafia Capitale', romana e originale, senza legami con altre
organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso". Nello
specifico, ha riferito Pignatone, "alcuni uomini vicini all'ex sindaco
Alemanno sono componenti a pieno titolo dell'organizzazione mafiosa e
protagonisti di episodi di corruzione. Con la nuova amministrazione il
rapporto è cambiato ma Massimo Carminati e Salvatore Buzzi (presidente della cooperativa 29 giugno arrestato oggi) erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni".
Gli arresti. A capo dell'organizzazione mafiosa l'ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati
che, secondo gli investigatori, ''impartiva le direttive agli altri
partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e
manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni
criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale,
finanziario e con appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi
segreti''. L'organizzazione di Carminati è trasversale. Ne è convinto il
procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che sull'argomento ha
precisato: "Con la nuova consiliatura qualcosa è cambiato, in una
conversazione Buzzi e Carminati prima delle elezioni dicevano di essere
tranquilli". Carminati diceva a Buzzi, ha spiegato Pignatone: "Noi
dobbiamo vendere il prodotto, amico mio, bisogna vendersi come le
puttane" e di fronte alle difficoltà presentate da Buzzi, Carminati
aggiungeva: "Allora mettiti la minigonna e vai a battere con questi".
fonte: http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/12/02/news/perquisizioni_alla_pisana_e_in_campidoglio-101923254/